User:Micheline2633

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Il Presidente della nostra Confederazione nel suo interessante intervento, ha evidenziato quanto sia importante la collaborazione tra imprenditori, e l’associazionismo stesso. Le concessionarie di macchine agricole, saranno in prima linea per puntare all’innovazione anche attraverso la formazione di nuove generazioni di professionisti. L’obiettivo di UNACMA, è quello di accogliere imprenditori evoluti e proattivi. Imprenditori, che credono nell’associazionismo e hanno nella loro vision il miglioramento delle proprie aziende, per renderle sempre più rispondenti ai rapidi sviluppi tecnologici ed ai cambiamenti di mercato. Gli interi contenuti del TAO (vedi articolo di Agronotizie) ed il messaggio del Presidente Sangalli, hanno confermato la strada fin ora da noi intrapresa.


D.italiaoggi.it Il turismo è uno degli asset strategici per il rilancio del sistema Paese.repubblica.it Qual è la ricetta della Confcommercio per valorizzarlo? R. Il turismo è una risorsa che stiamo sprecando da troppo tempo. Nello scorso mese di marzo, a Cernobbio, abbiamo presentato un’analisi da cui emerge che i turisti, nonostante i maggiori arrivi, rimangono e spendono sempre meno in Italia. Sono le cosiddette vacanze «mordi e fuggi», che significano 38 miliardi di entrate valutarie in meno negli ultimi 15 anni. E inoltre c’è un elevata disomogeneità a livello territoriale perché oltre il 60 per cento degli arrivi internazionali nel nostro Paese è assorbito solo da quattro Regioni: Veneto, Lombardia, Toscana e Lazio.ilgiornale.it Tutto ciò vuol dire che il nostro modello di offerta, di governance e di servizi va senz’altro migliorato. E la parola d’ordine deve essere: promozione.


D. Che cosa ha rappresentato, e cosa rappresenta la Confcommercio per l’Italia in questi 70 anni di attività? R. Aver compiuto settant’anni ci fa sentire forte l’orgoglio di rappresentare una parte del Paese, a volte silenziosa, ma essenziale. D. Può tracciare un bilancio di questi 10 anni al timone della Confederazione? In definitiva, è ottimista per il futuro dell’Italia? R. In questi anni ci siamo trovati a percorrere un passaggio difficilissimo, stretti tra la messa in discussione dei corpi intermedi da parte della politica e la crisi economica con le conseguenti difficoltà delle imprese. In un certo senso - se si vuole dare una cifra alla mia presidenza - io sono stato il presidente «della crisi».


Però, devo anche dire che non sono mai stato un presidente «in crisi» e, principalmente, lo devo alle persone che ho avuto al mio fianco in questi anni. Anche per questo la Confederazione è riuscita a raggiungere obiettivi importanti: dalla modifica dello Statuto, all’introduzione del bilancio sociale, dalla razionalizzazione della rete associativa, alla messa in sicurezza economica del sistema, fino alla battaglia per le Camere di Commercio.youtube.com E se si mettono insieme tutti questi pezzi, viene fuori l’immagine di una Confcommercio che, passo dopo passo, si è trasformata in una forza «propositiva» consapevole di chi rappresenta e del proprio valore.


Cambio della guardia al vertice di Unioncamere. Carlo Sangalli succede a Ivan Lo Bello, che ha guidato l’ente rappresentativo delle Camere di commercio italiane negli ultimi tre anni. Sangalli, Presidente della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi, è stato eletto dai presidenti delle Camere di Commercio italiane, riuniti a Roma in occasione dell’Assemblea di Unioncamere. "Lascio un sistema profondamente rinnovato - ha detto Lo Bello - con compiti chiari e funzioni strategiche per la crescita del sistema produttivo. Lo lascio in ottime mani e questo mi rende ancora più orgoglioso degli sforzi compiuti". Lo Bello ha rimarcato le grandi capacità del suo successore, "un uomo in grado di lavorare con determinazione - ha detto - aggregando e coinvolgendo le energie migliori del sistema per portare a compimento la riforma delle Camere di commercio".


"Ringrazio i colleghi che mi hanno dato fiducia"- ha detto Sangalli - "e ringrazio il presidente Lo Bello e la sua squadra per il lavoro fatto in questi anni. Insieme ai presidenti delle Camere di commercio e a tutte le donne e gli uomini che quotidianamente lavorano nel sistema camerale ci impegneremo per lo sviluppo delle nostre imprese ed il rafforzamento del Sistema Paese". Nel corso del suo intervento, Sangalli ha sottolineato l’importanza di poter contare su una squadra valida e coesa. "Sarà una presidenza di garanzia e finalizzata a completare e rivedere la riforma - ha spiegato -coinvolgendo direttamente le Camere di commercio". Quindi ha indicato le parole chiave della sua presidenza: responsabilità, collaborazione, valorizzazione.


Cambio della guardia al vertice di Unioncamere. Carlo Sangalli succede a Ivan Lo Bello, che ha guidato l’ente rappresentativo delle Camere di commercio italiane negli ultimi tre anni. Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano, Monza e Lodi e della Confcommercio nazionale, è stato eletto dai presidenti delle Camere di Commercio italiane, riuniti a Roma in occasione dell’Assemblea di Unioncamere. "Lascio un sistema profondamente rinnovato - ha detto Lo Bello - con compiti chiari e funzioni strategiche per la crescita del sistema produttivo. Lo lascio in ottime mani e questo mi rende ancora più orgoglioso degli sforzi compiuti". Lo Bello ha rimarcato le grandi capacità del suo successore, "un uomo in grado di lavorare con determinazione - ha detto - aggregando e coinvolgendo le energie migliori del sistema per portare a compimento la riforma delle Camere di commercio".


"Ringrazio i colleghi che mi hanno dato fiducia"- ha detto Sangalli - "e ringrazio il presidente Lo Bello e la sua squadra per il lavoro fatto in questi anni. Insieme ai presidenti delle Camere di commercio e a tutte le donne e gli uomini che quotidianamente lavorano nel sistema camerale ci impegneremo per lo sviluppo delle nostre imprese ed il rafforzamento del Sistema Paese". Nel corso del suo intervento, Sangalli ha sottolineato l’importanza di poter contare su una squadra valida e coesa. "Sarà una presidenza di garanzia e finalizzata a completare e rivedere la riforma - ha spiegato - coinvolgendo direttamente le Camere di commercio". Quindi ha indicato le parole chiave della sua presidenza: responsabilità, collaborazione, valorizzazione. Ci sono tante forme di inquinamento. A gennaio l'Istat stima un aumento congiunturale dello 0,5% in valore e dello 0,6% in volume. Alla fine di dicembre 2018 hanno superato le 20 mila unità, secondo i dati elaborati da InfoCamere e Unioncamere. Per continuare i negoziati commerciali e cercare di raggiungere un accordo con la Cina entro la scadenza del primo marzo. La Repubblica, Calabresi lascia la direzione. «Qui si va molto al di là di una classica cooperazione rafforzata. Roberto Luongo direttore generale. Partenza con molte incertezze per la fatturazione elettronica.


Carlo Sangalli ha settant’anni e ne dimostra una decina di meno. Si è fatto sette legislature (sette!) alla Camera con la Democrazia cristiana, dal ’68 al ’94, e dal 2006 governa la Confcommercio, un’organizzazione che ha 800.000 associati e la fama di non amare troppo i ministri delle Finanze. Ci incontriamo in piazza Belli, a Roma. Mi accoglie in jeans e camicia. Nella sua stanza trionfa un enorme poster del Milan. I "suoi" commercianti non c’entrano nulla? «Direi proprio di no». Lei lo sa quanto costa affittare un ombrellone e due lettini? «No. Vado in montagna». Spesso più di 20 euro, e non parliamo dei posti per ricchi. Non sa nemmeno quanto costa un litro di latte?


«Aspetti che ce l’ho scritto da qualche parte». «Uhm, non lo so. Lo ammetto. In casa non sono io a fare la spesa. Giochi a parte, posso garantire che non sono i commercianti che si inventano i prezzi alti. Si sa che l’inflazione è importata. Lo racconti a chi prima pagava un caffè 800 lire e ora lo paga un euro. «Lo so, lo so. L’euro… Si doveva dare retta a Tremonti quando suggeriva di prolungare il periodo di doppia circolazione della lira con l’euro». I commercianti non speculano? «No. Anche i commercianti si sono visti raddoppiare gli affitti e le spese per luce e gas.


Negli ultimi dieci anni c’è stata una crisi pazzesca soprattutto tra i piccoli esercizi. E in quanti hanno aperto? «Altrettanti. Vuol dire che molti negozi muoiono in culla. Le dico come si rilancia il Paese? «Riduzione della spesa. Riduzione delle tasse, perché se si paga meno pagano più persone. Lotta all’evasione: i commercianti sono gli indiziati numero uno dell’evasione. «Veniamo martellati ingiustamente. È una leggenda». L’evasione è calcolata tra il 17 e il 30% del Pil. I lavoratori dipendenti sono controllatissimi, secondo lei chi evade? «A parte che molti dipendenti fanno un secondo lavoro in nero… Ricordo un articolo del Corriere in cui si diceva che l’evasione va combattuta con un’azione che abbracci tutta l’economia italiana». Io ricordo alcune tabelle del 2007: nessuna categoria del commercio risultava guadagnare più di 20.000 euro all’anno di media. La media dei venditori di automobili mi pare che fosse di 15.000 euro.


Un po’ poco, no? «Sì. Ma ho dei dubbi sul fatto che il grosso dell’evasione venga dai piccoli commercianti». Quando non le fanno uno scontrino come reagisce? «Non mi è mai capitato». «È così. Se mi capitasse chiederei spiegazioni. Ma su questa cosa degli scontrini sarei più cauto». Sia cauto, ma non partigiano. «L’assenza di scontrino prima di essere notificata, andrebbe anche accertata». «Le consiglio la lettura del libro di Luigi Furini Volevo solo vendere la pizza». Che cosa dice Furini? «Racconta, per esempio, di un pizzettaro che regala al figlio della sua vecchia maestra un pezzetto di pizza rossa e quando la signora esce dal negozio senza scontrino, viene multato. Credo che siano di più i casi di scontrini non rilasciati con dolo.


«Ma bisogna tener conto delle eccezioni, no? Basta che le eccezioni non diventino regola. «Mi pare un po’ assurdo che, come accade oggi, se per tre volte vieni beccato che non batti lo scontrino di un caffè, mi chiudi l’esercizio». È un provvedimento introdotto da Visco. Sbaglio o con Visco non avevate un buon rapporto? «Sbaglia, Visco è venuto spesso a parlare alle nostre assemblee. Ma, insomma, i ministri delle Entrate in generale non sono amatissimi. Apprezzo chi fa pagare le tasse a tutti. «A Milano si dice "l’ha faa la finn del Prina"». La finn di chi? «Di Prina, era un ministro delle Finanze napoleonico che venne ucciso a ombrellate dai milanesi. Le assicuro, comunque, che di evasori tra i commercianti ne troverà sempre meno». «Evadere è un reato.


Che tra l’altro costituisce anche concorrenza sleale nei confronti di chi paga le tasse. Uno dei nostri punti è far rispettare gli impegni fiscali. Ci avrei giurato. C’è un "ma". «Si deve pagare per quanto si guadagna, non per quanto lo Stato immagina che tu guadagni». Lei si infervorava sulle tasse dei commercianti anche quando era un deputato diccì? Come ci è finito? «Avevo una concessionaria Fiat a Sesto San Giovanni. Si chiamava la Padana. Dal ’95 sono presidente dell’Unione del Commercio di Milano». È ora di dimettersi: largo ai giovani. «Per il momento non ci penso proprio». «All’inizio degli anni Novanta feci un intervento in Aula durissimo contro la Minimum tax proposta dalla mia stessa Dc». Un piccolo conflitto di interessi.


«Il giorno dell’approvazione della legge, concluse gli interventi Gerardo Bianco che era capogruppo dello Scudo crociato. Chiesi la parola. Napolitano, presidente della Camera, mi disse: "Sangalli, lei è un deputato di lungo corso, dovrebbe sapere che non può aggiungere altro". E io: "Ma guardi che parlo in dissenso". In pratica ho chiuso la mia carriera parlamentare tra gli applausi dei missini e dei comunisti. Tra quelli del mio partito, invece, calò il gelo. Qualcuno applaudiva di nascosto sotto il banco, ma contemporaneamente scuoteva la testa in segno di disapprovazione. Roba da veri diccì». Come è diventato democristiano? «Era diccì anche mio padre, Vincenzo, che insegnava italiano e filosofia a Porlezza. Sono cresciuto lì, sul lago di Lugano. Nel dopoguerra ci trasferimmo a Milano».


Il suo primo ricordo politico? «Con un compagno di scuola del Gonzaga, andai a vedere la chiusura della campagna elettorale del 18 aprile 1948. Mio padre, segretario provinciale, presentava De Gasperi ai milanesi, in piazza Duomo».huffingtonpost.it 18 aprile 1948. Elezioni leggendarie. «Già. Non è un caso che nel 1964 io abbia scelto di sposarmi proprio il 18 aprile. Nel ’48 avevo 11 anni. Giravamo con dei grandi mascheroni con la faccia di Garibaldi, simbolo del Fronte popolare (Pci/Psi), se capovolgevi Garibaldi veniva fuori Stalin». Il suo primo comizio? «Sì, mio padre, mentendo, disse che non aveva voce e mi chiese di parlare al posto suo».


Era l’anno della legge truffa. «Ma che legge truffa! Era una legge sacrosanta». Nella Dc in che corrente stava? «Ero andreottiano. La nostra corrente si chiamava Primavera. Come i giovani della Nazionale. Eravamo la destra del partito». «Andreotti è una gran persona. Al mio primo intervento congressuale, che si tenne di notte, in pratica c’era solo lui ad ascoltarmi». «Alla Statale di Milano non riuscii nemmeno a cominciare l’intervento, per eccesso di fischi». «Il Corriere titolò: "Nenni il più vecchio, Sangalli il più giovane". Con l’ingresso a Montecitorio finì la mia carriera calcistica: poco tempo e troppe contestazioni da parte dei tifosi comunisti».


«Giocavo nel Parabiago. Mediano». Torniamo alla gavetta. Esperienze di governo? «Sottosegretario al Turismo nel 1978. Ma poi non venni riconfermato». «Avevo spalleggiato Forlani alla segreteria, mentre gli andreottiani si erano schierati tutti con Zaccagnini». «Evangelisti, il braccio destro di Andreotti, venne da me e mi disse: "La prossima volta che otterrai un incarico di governo, io sarò Papa"».affaritaliani.it Zacchete. Inesorabile. Lei lo ha visto il film Il Divo? «No. Ho poco tempo». Andreotti e gli andreottiani ne escono maluccio. «A maggior ragione non lo vedrò. Andreotti è un amico». «Un altro grande. In Commissione Bilancio era eccezionale. Ogni volta che andavo da lui a chiedergli di inserire in Finanziaria qualche provvedimento per tutelare i commercianti, mi faceva il gioco delle tre carte». Anche lei prendeva parte al famigerato "assalto alla diligenza"? «Si cercava di portare a casa qualcosa, nell’interesse del Paese». «Ostrega. Non mi ha toccato.